Etichette alimentari: prorogati in Italia gli effetti del nuovo Regolamento UE

Il nuovo regolamento UE sulle etichette alimentari vuole eliminare le informazioni obbligatorie di origine dei prodotti a tutto svantaggio dei consumatori e della genuinità.

Il Parlamento Europeo ha recentemente proposto di eliminare dalle etichette alimentari l’obbligo di dicitura della provenienza dei prodotti, obbligo che fino ad oggi è stato regolamentato dai cosiddetti “decreti di origine”.

Un grande passo indietro, una flessibilità sui decreti e i regolamenti che permetterà a diversi produttori di omettere l’indicazione geografica degli ingredienti primari. Questo facilita la falsificazione di prodotti di eccellenza, in particolare per i prodotti di origine casearia e della carne.

Il governo italiano, in contrasto al regolamento europeo, il 3 Aprile ha emanato un Decreto sull’etichettatura che proroga i provvedimenti nazionali in vigore oltre il 1 Aprile.  Questa è la data fissata dall’UE per l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, e precisamente li estende fino alla data del 31 dicembre 2021.

Il Ministero delle Politiche Agricole ha quindi recepito la pericolosità di questo nuovo regolamento, ponendo un freno ad una norma che, lo ricordiamo, potrebbe colpire le tante aziende italiane che lavorano in maniera etica.

In precedenza, il regolamento U.E. n. 1169/2011 dava la possibilità agli stati membri di ampliare le indicazioni riportate in etichetta sul contenuto dei prodotti qualora potessero indurre in dubbio il consumatore riguardo la provenienza.

I singoli stati, (in primis Italia, Spagna e Francia) hanno esteso questa possibilità, attraverso decreti interministeriali che dal 1 Aprile di fatto perdono di efficacia.

Il governo italiano, insieme a quello spagnolo e francese, aveva già chiesto alla U.E. di prorogare l’entrata in vigore del nuovo regolamento al 31/12/2021. Nella richiesta si rimarcava l’ obbligo dell’indicazione dell’origine e della tracciabilità dei prodotti come strumento indispensabile alla lotta alle frodi in campo alimentare. Questa richiesta previene di fatto pratiche commerciali sleali che danneggiano il mercato stesso, minando la fiducia dei consumatori.

La tracciabilità e la trasparenza delle informazioni sulle etichette alimentari è fondamentale. Questi due aspetti proteggono il patrimonio culturale e alimentare del territorio. Tutto ciò non può e non deve essere intaccato “in nome di una globalizzazione feroce e disattenta”.

Quali sono quindi le informazioni obbligatorie sulle etichette dei prodotti alimentari?

Grazie alla proroga italiana, che per ora rinvia la nuova normativa sulle etichette alimentari al 2022, restano valide le indicazioni preesistenti in materia di etichette per alimenti, che sono quindi tenute a riportare:

  • la denominazione dell’alimento
  • l’elenco degli alimenti
  • qualsiasi ingrediente o coadiuvante o qualsiasi sostanza che possa provocare reazioni allergiche o intolleranze
  • la quantità degli ingredienti (o categorie di ingredienti)
  • la quantità netta degli elementi
  • la data di scadenza
  • le condizioni di conservazione
  • il nome e la ragione sociale e l’indirizzo dell’azienda produttrice
  • il paese di origine o il luogo di provenienza
  • le istruzioni per l’uso (nel caso l’omissione renderebbe difficile l’uso adeguato dell’alimento
  • la dichiarazione nutrizionale

I produttori devono poi tener conto di alcuni principi generali nella compilazione delle etichette del cibo, come ad esempio:

  • la facilità di lettura (gli operatori non devono riportare informazioni in punti nascosti della confezione)
  • indelebilità (le informazioni devono essere leggibili per tutta la vita commerciale di un prodotto)
  • lingua (le indicazioni di un prodotto venduto in Italia devono essere riportate in lingua italiana a meno che i termini non siano diventati di uso comune, ad esempio i croissant, oppure nel caso non vi siano corrispondenze nei termini italiani, ad esempio il Brandy).

Cosa accadrebbe alle etichette alimentari se adottassimo il nuovo Regolamento UE

Per il momento l’abbiamo scampata, ma al termine della proroga i produttori saranno costretti ad indicare in etichetta l’origine degli ingredienti dei prodotti solo in alcuni casi specifici. L’obbligo resisterà quindi solo dinanzi al rischio che il consumatore possa confondere la provenienza di un ingrediente a causa di diciture o illustrazioni “ingannevoli”, riportate sulla confezione che si riferiscono a luoghi geografici.

Analizziamo una particolare etichetta di alimento per capire come funziona il nuovo Regolamento UE

Per capire meglio cosa si intende con illustrazioni “ingannevoli” prendiamo in considerazione, per esempio il logo dell’Ente Nazionale Risi.

Figurano tre chicchi di riso del colore della bandiera italiana e la scritta Riso Italiano.

In virtù di ciò che vediamo (la bandiera italiana e il riferimento ad un preciso luogo geografico) se la materia prima utilizzata fosse, per caso, proveniente da un’altra nazione, allora il produttore sarà obbligato a riportarlo in etichetta.

Questa flessibilità permette a molti produttori che falsificano il cibo italiano di continuare a vendere,solo perché hanno di fatto un marchio registrato che rimanda all’Italia, lasciando un alone di mistero sulla provenienza.

Un vero e proprio salto indietro in materia di etichette dei prodotti alimentari, che non tutela assolutamente il consumatore, autorizzando informazioni incomplete e ingannevoli.

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